Le indagini genetiche sulle
specie italiane
Conservare gli Abeti Italiani:l'esempio di Abies nebrodensis
Fulvio Ducci, Stefano Vedele
Istituto Sperimentale per la Selvicoltura di Arezzo
Si riporta brevemente l'esperianza di conservazione ex situ dell'Abies nebrodensis, condotta dall'CRA-ISSA, sulle Madonie. In questa zona l'abete è ridotto a sole 29-32 piante e quindi notevolmente a rischio per basso effettivo, incendi, erosione genetica, ecc., con possibilità di rinnovazione solo nella parte inferiore, dove troviamo vegetazione di macchia mista a leccio e frassino.
Nel 1992, tutte le piante di Abies nebrodensis
presenti in situ, sono state inventariate ed è statta condotta un analisi
genetica che ha riporatto i seguenti risultati:
La variabilità, comparata a quella di più estese popolazioni di abete bianco, è ancora elevata, nonostante la ridotta consistenza della popolazione e la sua incapacità a rinnovarsi;
Esiste un nucleo centrale di maggior variabilità che va protetto e sostenuto nella sua rinnovazione con azioni colturali a carico del faggio;
Un anello periferico caratterizzato da minore variabilità (solo due gruppi geneticamente affini) ma che costituisce una riserva di geni nel complesso della specie;
Nel 1992-1993, sono state effettuate due campacne di raccolta di marze da tutte le piante adulte inventariate in situ e successivamente innestate su trapianti S2+T2 di provenienza Serra S. Bruno. Nel 1995 sono stati realizzati due arboreti di conservazione e da seme, che hanno portato a dei buoni risultati: sono nate circa 100 piante, in attesa ora di essere analizzate per individuare il padre e di essere messe a dimora avviando così la ricostituzione di una popolazione più dinamica dell'attuale. Il modello "abete di Sicilia" può essere applicato anche per altre situazioni, come nel caso di popolazioni appenniniche di particolare pregio o interesse (es: La Verna e La Lama in Toscana)